Riportiamo il testo della lettera inviata, a firma congiunta, al Ministro Alfano con la quale chiediamo un incontro.
desideriamo innanzitutto darLe atto del grande impegno profuso per giungere allo sblocco strutturale del tetto retributivo e dei meccanismi di progressione economica connessi alla specificità del Comparto: si è trattato, in virtù della nota “specificità”, di restituire un po’ di serenità economica ai poliziotti, sia pure nei limiti che l’attuale situazione finanziaria impone e che riusciamo a comprendere grazie al nostro consueto senso di responsabilità istituzionale.
In assoluta coerenza proprio con quel principio di specificità testé riconosciuto la nostra rivendicazione di rinnovare il contratto collettivo di lavoro è quindi intimamente connessa con quanto avverrà per le restanti categorie di pubblici dipendenti. Per questo ci saremmo aspettati che il Governo manifestasse altrettanta coerenza con quanto operato avviando immediatamente le trattative per il rinnovo del contratto, come da decreto D’Alia, anche se solo per la parte normativa.
Potrà immaginare il nostro sgomento nel leggere il testo del disegno di legge di stabilità che sta per essere avviato alle Camere nel quale, al contrario, con un semplice tratto di penna il datore di lavoro disdice, in maniera unilaterale, un contratto di lavoro creando un vuoto normativo che, senza alcun beneficio reale – né per la Sicurezza, né per la finanza pubblica – azzera ogni regola per ciò che attiene il nostro orario di lavoro.
Lungi da noi chiedere di non lavorare – se necessario – anche per dodici ore di seguito, sotto il sole battente o sotto la pioggia – che sia metereologica o di sanpietrini – ma non possiamo accettare che di fatto venga cancellato il principio della deroga per cui, in attesa della sottoscrizione di un nuovo Anq, che ci sarebbe già stata se lo Stato avesse rispettato le sue leggi, da domani ciò potrebbe diventare una regola.
Possiamo discutere di tutto, ma non con questo coltello alla gola dei poliziotti: nel 2009 il decreto legislativo che prevedeva la modifica degli accordi di primo e secondo livello vigenti per il restante pubblico impiego diede alle parti quattordici mesi di tempo per sottoscrivere i nuovi e, nel frattempo, i contratti restarono vigenti e vennero applicati, come peraltro era ovvio che fosse.
Tutto si può migliorare, ma la regola che si tenta di cancellare vige da ben quattordici anni senza che ci risulti abbia causato disastri, anche perché, se ciò fosse avvenuto l’Amministrazione non l’avrebbe certo rinnovata nel 2009: perché l’urgenza di intervenire proprio oggi – solo contro i poliziotti – manu militari?
Purtroppo una risposta a questa domanda ce l’abbiamo noi così come ce l’ha chi legge, ed è per questo che, avendo riscontrato la sua sensibilità ed il suo impegno, Le chiediamo di affrontare questo e tutti gli altri argomenti ad esso intimamente ed indissolubilmente connessi in un urgentissimo incontro.